
LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE IN ITALIA
Vediamo alcuni dati estratti dal report della Covip sulla previdenza complementare in Italia.
Alla fine del 2020 il numero di iscritti alla previdenza complementare risulta essere di 8,4 milioni, il 33% della forza lavoro totale.
La divisione fra uomini e donne aderenti ad un fondo pensione (sia esso negoziale, aperto o Pip vedremo nei prossimi articoli la differenza) è abbastanza squilibrata: 62% contro 38%.
Il 52% degli iscritti ha un’età compresa fra i 35 e i 54 anni, il 31% ha almeno 55 anni. I soggetti under 35 sono intorno al 20%, una percentuale molto bassa, considerando che risulta fondamentale iscriversi il prima possibile per raggiungere in modo sereno gli obiettivi prefissati.
I rendimenti finanziari dei fondi nell’anno della pandemia sono stati intorno al 3% per i fondi negoziali ed aperti, mentre per quanto riguardi i Pip il rendimento è stato negativo intorno al – 0,2%. La differenza dei rendimenti è legata principalmente ai diversi costi, molto più alti nei Pip rispetto alle altre due forme (2,18% dei Pip contro l’1,3 dei Fondi pensione aperti e lo 0,43% dei negoziali).
Il rendimento del TFR invece è risultato essere pari all’1,2%.
I dati puramente tecnici che abbiamo riportato sono molto interessanti da valutare. Lo scenario sembra essere ancora negativo anche se in graduale miglioramento anno dopo anno; prendiamo un dato in particolare:
Solo il 33% della forza lavoro è iscritto alla Previdenza complementare.
Questo significa che solo 3 lavoratori ogni 10 stanno pensando al proprio futuro in maniera concreta, tra questi 3 lavoratori uno ha almeno 55 anni e meno di uno è un under 35. E’ proprio la fascia di età più bassa però che risentirà maggiormente dei problemi legati al gap previdenziale come possiamo vedere in figura. Come possiamo vedere nel grafico nel 2030 le stime del gap sono intorno al 30% per i lavoratori dipendenti e del 50% degli autonomi, nel 2040 la situazione peggiora ancora raggiungendo il 35% per i primi e il 52% per i secondi. Questo significa che l’importo del primo assegno pensionistico sarà il 30/40% in meno rispetto all’ultimo reddito da lavoro. Un lavoratore che percepiva 2000€ di stipendio si troverà un assegno da circa 1200€. Il fatto che i dati peggiorino andando avanti negli anni sottolinea quanto i giovani lavoratori di oggi dovrebbero prendere in considerazione immediatamente di aderire alla previdenza complementare per risolvere questo problema e garantirsi una serenità guardando al futuro.Cosa succederà nei prossimi anni?
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